Novità

I crediti d’imposta sull’energia e sul gas per il secondo trimestre 2023 sono stati estesi dall’articolo 4 del Decreto Legge del 30 marzo 2023, n. 34. Tuttavia, rispetto al primo trimestre 2023, è stata applicata una riduzione del 25% per i crediti d’imposta. Di seguito sono riassunte le principali condizioni per beneficiare dei crediti d’imposta nel secondo trimestre 2023:

  • Imprese energivore: credito d’imposta del 20%. Il credito è riconosciuto anche per le spese sostenute per l’energia elettrica prodotta e autoconsumata.
  • Imprese non energivore con potenza disponibile superiore a 4,5 KWH: credito d’imposta del 10%.
  • Imprese gasivore e non gasivore: credito d’imposta del 20% (per il gas consumato per usi energetici diversi da usi termoelettrici).

I crediti d’imposta sull’energia e sul gas relativi al primo e secondo trimestre 2023 devono essere utilizzati entro il 31 dicembre 2023. Possono essere utilizzati in compensazione tramite il modello F24 o ceduti, nel qual caso devono essere rispettate specifiche condizioni.

Per ottenere il credito d’imposta, le imprese devono aver subito un aumento medio dei prezzi superiore al 30% nel primo trimestre 2023 rispetto allo stesso periodo del 2019. Per l’elettricità, si considera il costo medio per kilowattora in bolletta, al netto di imposte e sussidi. Per il gas, si considera il prezzo medio di riferimento del Mercato Infragiornaliero (MI-GAS).

Critiche al sistema di accertamento per l'ottenimento dei requisiti

Critiche 

Il credito di imposta energia è stato introdotto con l’obiettivo di aiutare le aziende a fronteggiare gli aumenti dei costi dell’energia. Tuttavia, di recente, sono state mosse alcune critiche riguardo al procedimento di ottenimento dei requisiti per accedere a tale agevolazione. In particolare, si sono sollevati dubbi sulle modalità di calcolo basate sulle fatture del 2019 e sul loro impatto sulle richieste di credito di imposta.

Il requisito delle fatture del 2019: Una delle principali critiche riguarda il requisito di presentare le fatture del 2019 per ottenere il credito di imposta energia. Si sostiene che pochi clienti abbiano beneficiato di prezzi fissi che li avrebbero protetti dagli aumenti dei costi delle bollette nel 2022. Pertanto, l’obbligo di produrre fatture vecchie dagli archivi viene considerato inutile e un onere aggiuntivo caricato sugli studi commerciali.

La mancanza di necessità del 2019: Secondo le critiche sollevate, non è necessario fare riferimento al 2019 per valutare quali aziende abbiano subito gli aumenti dei costi energetici e abbiano quindi diritto all’agevolazione del credito di imposta. Si ritiene che sarebbe stato sufficiente effettuare i calcoli basati sulle fatture del trimestre oggetto di valutazione per determinare se un’azienda abbia o meno subito aumenti significativi. L’inclusione del 2019 come riferimento temporale sembra eccessiva e in alcuni casi scoraggiante per le aziende che cercano di richiedere il credito di imposta.

 

 

 

Possibili intenzioni e impatto sul settore: sorge quindi la domanda sul motivo per cui è stato scelto di utilizzare questo metodo di calcolo basato sulle fatture del 2019 a spese dei commercialisti, delle compagnie e dei professionisti del settore energetico che si sono fatti carico senza troppo preavviso di queste pratiche. Alcuni si chiedono se questa scelta sia stata fatta o per minimizzare le richieste complessive da parte da parte degli aventi diritto. Inoltre, si pone l’interrogativo sul carico di lavoro e sui costi aggiuntivi sostenuti dai commercialisti e dalle aziende per adempiere a tali pratiche di calcolo.

Conclusioni: Le critiche sollevate nei confronti del procedimento di ottenimento dei requisiti per il credito di imposta energia evidenziano dubbi sulle modalità di calcolo basate sulle fatture del 2019 e sul loro impatto sulle richieste delle aziende. Si sottolinea che l’uso di fatture più recenti e il focus sugli aumenti dei costi energetici nel trimestre oggetto di valutazione potrebbero semplificare e rendere più equo il processo di accesso al credito di imposta. È importante valutare attentamente tali critiche e considerare eventuali miglioramenti o revisioni al procedimento per garantire nel futuro una maggiore trasparenza e semplificazione per le aziende.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *